Dopo i vari Biancaneve, Hansel e Gretel (e presto Cenerentola), è giunto il
momento di parlare di Maleficent, alias la Bella addormentata nel bosco.
La mania di girare film ispirati alle favole sembra aver conquistato Hollywood
che con Maleficent tuttavia cerca il colpo grosso, sfruttando a pieno le doti
della bella Angelina. Per i primi, diciamo, 85 minuti il film sembra andare
nella direzione che tutti i bambini del mondo, ormai cresciuti e seduti in
poltrona al cinema, si aspetterebbero.
La Bella che viene magneticamente attirata dal fuso, il
principe azzurro, le tre fatine dagli abiti sgargianti, insomma tutto quello
che trovavamo anche nel cartone animato; il film, tuttavia, non narra la storia
della bella, dolce e a tratti pateticamente zuccherosa Angelica ma di Malefica, la crudele strega
che non è poi così terribile; anzi, all’idiozia e all’incredibile incapacità
delle tre fatine che dovrebbero prendersi cura della bimba, si sostituiscono
spesso i provvidenziali interventi della strega protagonista di Maleficent.
Malefica, sin da quando era piccola, nonostante fosse amata
da tutti gli abitanti della Brughiera, è costretta a portare un nomen omen
piuttosto inquietante che si rivelerà appropriato. Un giorno, ai margini del
regno fantastico dove abita, incontra un giovinetto di cui, manco a dirlo, si
innamora. Peccato che, una volta diventato grande, il giovane, futuro Re
Stefano, la tradirà, strappandole le belle ali piumate.
Passano gli anni e nasce Angelica, primogenita di Re
Stefano. Esattamente come vuole la favola, durante la presentazione della
bambina a corte, farà il suo ingresso trionfale Malefica che maledirà la bimba,
condannandola al coma se, dopo i 16 anni, dovesse toccare l’appuntito fuso di
un arcolaio. Per impedire l’avversari della temibile profezia, il Re fa strage
dei poveri arcolai che non avevano fatto nulla di male ed esilia la bambina con
le tre fate.
Prima di continuare è bene soffermarsi brevemente proprio
sulle tre fastidiose fate che, già dopo la prima scena di presentazione, fanno
nascere profondi e reconditi desideri di omicidio; e il sentimento non accenna
a diminuire con il passare del tempo, si tratta di figure totalmente diverse da
quelle della tradizionale storia.
La bella Angelica, mentre il padre da segni profondi di
squilibrio, cresce spensierata e felice, anche grazie alla presenza costante di
Malefica. È la strega a portarla nel mondo fatato e a farle scoprire le
meraviglie del suo regno di magia, tant’è che sempre più si affeziona alla
ragazza, fino a tentare addirittura di toglierle la maledizione, senza però
riuscirci.
Nulla si può contro l’incantesimo di Malefica la quale non riesce
in nessun modo a impedire la caduta in coma profondo della ragazza, punta, come
lei stessa aveva affermato, dal fuso di un arcolaio. Nella storia, senza che
c’entri una beata fava, viene buttato anche il principe azzurro, il quale, su
sollecitazione delle tre fate (che hanno visto il cartone animato) è costretto
a baciare Angelica addormentata. Peccato che non sia vero amore (per quello ci
vuole tempo) e il tentativo fallisce.
Quello che accade dopo, compresa la battaglia
finale tra Malefica e Re Stefano, è l’unico motivo per cui valga la pena di
vedere il film. A svegliare la ragazza è proprio l’amorevole bacio di Malefica,
quello del vero amore tra figlia e madre putativa. Nonostante il risveglio
della ragazza, però, il poco equilibrato sovrano tenterà ugualmente di fare
fuori la strega, ricevendone pan per focaccia.