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28 gennaio 2015

Maleficent, favola scontata con un pizzico di originalità


Dopo i vari Biancaneve, Hansel e Gretel (e presto Cenerentola), è giunto il momento di parlare di Maleficent, alias la Bella addormentata nel bosco. La mania di girare film ispirati alle favole sembra aver conquistato Hollywood che con Maleficent tuttavia cerca il colpo grosso, sfruttando a pieno le doti della bella Angelina. Per i primi, diciamo, 85 minuti il film sembra andare nella direzione che tutti i bambini del mondo, ormai cresciuti e seduti in poltrona al cinema, si aspetterebbero.

La Bella che viene magneticamente attirata dal fuso, il principe azzurro, le tre fatine dagli abiti sgargianti, insomma tutto quello che trovavamo anche nel cartone animato; il film, tuttavia, non narra la storia della bella, dolce e a tratti pateticamente zuccherosa  Angelica ma di Malefica, la crudele strega che non è poi così terribile; anzi, all’idiozia e all’incredibile incapacità delle tre fatine che dovrebbero prendersi cura della bimba, si sostituiscono spesso i provvidenziali interventi della strega protagonista di Maleficent.

Malefica, sin da quando era piccola, nonostante fosse amata da tutti gli abitanti della Brughiera, è costretta a portare un nomen omen piuttosto inquietante che si rivelerà appropriato. Un giorno, ai margini del regno fantastico dove abita, incontra un giovinetto di cui, manco a dirlo, si innamora. Peccato che, una volta diventato grande, il giovane, futuro Re Stefano, la tradirà, strappandole le belle ali piumate.

Passano gli anni e nasce Angelica, primogenita di Re Stefano. Esattamente come vuole la favola, durante la presentazione della bambina a corte, farà il suo ingresso trionfale Malefica che maledirà la bimba, condannandola al coma se, dopo i 16 anni, dovesse toccare l’appuntito fuso di un arcolaio. Per impedire l’avversari della temibile profezia, il Re fa strage dei poveri arcolai che non avevano fatto nulla di male ed esilia la bambina con le tre fate.

Prima di continuare è bene soffermarsi brevemente proprio sulle tre fastidiose fate che, già dopo la prima scena di presentazione, fanno nascere profondi e reconditi desideri di omicidio; e il sentimento non accenna a diminuire con il passare del tempo, si tratta di figure totalmente diverse da quelle della tradizionale storia.

La bella Angelica, mentre il padre da segni profondi di squilibrio, cresce spensierata e felice, anche grazie alla presenza costante di Malefica. È la strega a portarla nel mondo fatato e a farle scoprire le meraviglie del suo regno di magia, tant’è che sempre più si affeziona alla ragazza, fino a tentare addirittura di toglierle la maledizione, senza però riuscirci.

Nulla si può contro l’incantesimo di Malefica la quale non riesce in nessun modo a impedire la caduta in coma profondo della ragazza, punta, come lei stessa aveva affermato, dal fuso di un arcolaio. Nella storia, senza che c’entri una beata fava, viene buttato anche il principe azzurro, il quale, su sollecitazione delle tre fate (che hanno visto il cartone animato) è costretto a baciare Angelica addormentata. Peccato che non sia vero amore (per quello ci vuole tempo) e il tentativo fallisce.

Quello che accade dopo, compresa la battaglia finale tra Malefica e Re Stefano, è l’unico motivo per cui valga la pena di vedere il film. A svegliare la ragazza è proprio l’amorevole bacio di Malefica, quello del vero amore tra figlia e madre putativa. Nonostante il risveglio della ragazza, però, il poco equilibrato sovrano tenterà ugualmente di fare fuori la strega, ricevendone pan per focaccia.


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