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10 marzo 2015

I Soliti Idioti mettono in scena la Commedia, dove possiamo vomitare?


Due importanti premesse prime di parlare de La solita Commedia - Inferno, il nuovo film di Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio in uscita il 19 marzo: in primis anch'io ridevo guardando i Soliti Idioti; il passato però è d'obbligo. A furia di giocare sulle stesse situazioni, persino il fenomenale "dai cazzo" o "le fai sentì la presenza" stufano.

Quindi, immaginando che ne La solita Commedia - Inferno ci proporranno gag nuove e originali, con tutta la buona volontà del mondo evitiamo di giudicare prima del tempo (il titolo è stato un moto spontaneo dell'animo che scuserete) un film che forse vuole solo perseguire con onore l'alto obiettivo, accettabilissimo, di svagare lo spettatore. 

La seconda premessa è che, attendendo con ansia le miliardi di critiche negative che questo film si tirerà dietro ("l'importante è che se ne parli", direbbero gli esperti di marketing), mi viene però da riflettere su quanto sia bello che a 700 anni di distanza, la Commedia di Dante possa ancora essere fonte di ispirazione e di "citazione", persino per il più becero e basso tra i prodotti culturali. 

Questo film potrebbe addirittura smentire chi afferma che la Commedia (e la letteratura in generale) non sia più patrimonio culturale comune a tutti gli italiani! Lo so, sono un inguaribile ottimista, vedo qualcosa di positivo anche dove molti colleghi italianisti riuscirebbero solo a rigurgitare la cena. 

Certamente, rispetto a La solita Commedia - Inferno (temiamo possibili sequel), tanti altri tentativi di trasporre il classico dei classici in una forma meno scolastica, ad esempio L'Inferno di Topolino pubblicato dalla Disney nel 1949 oppure le letture dantesche di Benigni, si posizionarono a un livello mille volte superiore. 

Inutile nascondere la verità: una deriva culturale esiste. Ma la Commedia di Dante dell'abbassamento culturale del "paese dove il sì suona" se ne frega: eccola ancora una volta lì, a mostrarci ogni minuto che passa che cosa significhi essere veramente un classico fecondo e immortale... 

Alla faccia delle premesse! Effettivamente forse mi sono fatto prendere un po' la mano. In ogni caso, come al solito, eviteremo di raccontare la trama che, nella sua semplicità (ma anche originalità), è ben chiarita dal trailer:


A questo punto non resta che rimandare tutti i possibili commenti a dopo il 19 marzo, ribadendo ancora una volta l'estrema furbizia del duo comico che, questa volta, sembra proporre una pellicola con una trama che non sarà solo una sequela di gag sconnesse tra loro.

Certamente l'obiettivo di Mandelli e Biggio è anche quello di far parlare di sé, spingendo tutti, entusiasti o perplessi, a pagare il biglietto del cinema. Tuttavia, se film del genere servono a qualcosa (oltre a far "ridere", ovviamente), potremmo dire che stimolano la discussione su temi complessi tra cui il concetto di classico e la sua rivisitazione, il limite tra parodia e pagliacciata oppure tra irriverenza e sacrilegio.
   

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