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26 giugno 2016

Tutti vogliono qualcosa: recensione di un inaspettato grande film


«Ci sono film che non chiedono il permesso, entrano, catturano lo spettatore e se ne vanno via, lasciando strascichi di ricordi, immagini, sentimenti e note che fanno sorridere, che fanno riflettere». Questa è la lapidaria ma eccezionalmente valida definizione che Telefilm-central dà di Tutti vogliono qualcosa (Everybody Wants Some!!), il nuovo film di Richard Linklater.

Ognuno dei personaggi di questo film corale, impalpabile documentario di un’intera generazione, desidera qualcosa e farà di tutto per ottenerla. Il tutto narrato in un flusso continuo di episodi, serate alcoliche e notti insonni, che si uniscono senza annoiare mai. La tragicommedia, l’umorismo di pirandelliana memoria, ossia quello che suscita una riflessione agrodolce, è sempre (o quasi) presente, nella continua e titanica lotta per la conquista, fra le altre cose, dell’altro sesso.

Animal House, altrettanto godibile pellicola corale (1978) sulla folle vita universitaria statunitense (argomento su cui sembrava che tutto fosse stato detto e raccontato in tutti i modi, con mille obiettivi e filtri differenti), nel finale, con quelle scritte che evidenziano il destino dei ragazzi, dava una soddisfazione allo spettatore che, banalmente, veniva a conoscenza del futuro.

Qui si entra e si esce talmente rapidamente dalle vite di questi campioni di baseball che l’unica cosa che rimane è la sensazione di aver partecipato a un momento grande e irripetibile. Quello che resta, infatti, sono solo le speranze e le aspettative che aleggiano nell’aria, senza concretizzarsi o essere smentite; nemmeno una partita ci viene concesso di vedere, per capire almeno se i ragazzi erano solo smargiassi o veri campioni. 

La pellicola è scandita da un timer che scorre, con giorni e ore, creando l’attesa di un grande evento che poi è, semplicemente, il primo allenamento domenicale, «facoltativo ma obbligatorio», prima delle amichevoli autunnali; un non-evento quindi, un momento in cui non accade nulla di importante, in cui non si decidono titolari e riserve, in cui le matricole non dimostrano, agli increduli veterani, le loro eccezionali abilità sportive. È un semplice allenamento, un evento tra i tanti nel flusso delle vite dei giovani.

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